Il dépliant delle sottoculture musicali
Questa tendenza a dover plastificare molte cose perchè fa comodo al mercato.
Ascoltiamo e riceviamo una marea di musica. Oggi ad esempio, mentre vi scriviamo fuori c’è un tempo di merda e probabilmente non ci muoveremo da casa ma questo non interessa a nessuno. Sfogliando le mail degli ultimi 5 anni ci siamo resi conto che siamo passati dalle parole chiavi “indie, pop, indie italia” alle nuove “punk, emo, rock” insomma chi prima cantava i cazzi suoi nel modo più basico possibile per entrare in un playlist editoriale e cercare di inseguire una specie di algoritmo, ora tende a volersi differenziare scrivendo sempre i cazzi suoi ma urlando in modo velocizzato con la base di chitarre finte direttamente da qualche libreria musicale. Chi prima era un bravo ragazzo con la chitarra in mano, ora è diventato un bullo alternativo con lo smalto e la faccia da duro. Prima era fondamentale l’amore, ora bisogna solo scopare. Non sappiamo esattamente quando è successo tutto questo, ma sicuramente gli anni pandemici hanno portato a un profondo bug nel sistema musicale non più sostenibile.
Fai musica basica con suoni basici da playlist editoriale → entra in playlist editoriale → annuncia tour perchè i promoter a un certo punto ci cascano → vengono 12 persone nell’arco di 15 concerti → tutti i promoter perdono soldi → la casa discografica ti abbandona perchè ok i 250.000 plays ma loro devono vendere dei dischi non dei singoli che non ascolta nessuno se non un algoritmo → le agenzie dei concerti che hanno investito su di te col cazzo che ti rinnovano = sei finito. E hai solo 23 anni. Sei vecchio, game over.
La reazione a quanto scritto sopra in maniera molto sbrigativa è quella di mettersi a fare ciò di cui tutti parlano tendenzialmente come se fosse un dépliant delle agenzie viaggi . Le sottoculture ci sono sempre state, i generi musicali pure e la musica di merda idem. Adesso però le parole punk - emo - rock sono fondamentali per dimostrare a non si sa chi, che si ascolta bellamusica® come se aver ascoltato tutta la discografia di Marco Mengoni fosse un problema per noi. Questo dover dimostrare e raccontare le piccole scene musicali ha un risvolto positivo però, quello che in questo momento abbiamo la possibilità di spiegare che ascoltare il pop punk non significa essere emo, che cercare di vestirsi come pinterest ci dice per essere di sottocultura da dépliant non significa essere punk. E poi ci sarebbe il tema rock, ma se entriamo in quel dibattito non ne usciamo più quindi ci limitiamo a darvi qualche ascolto di brani che hanno creato, cresciuto e tenuta viva la scena emo e ciò che significa in questi 40 anni. Ah, non sono dischi Italiani, ma alla fine abbiamo fatto una mega raccolta, tanto noi abbiamo una mega raccolta emo/post punk su Spotify perchè nelle giornate come oggi ci sembra il minimo da condividere.
Washington D.C. siamo nel 1985, nasce l’emotional hardcore, questo gruppo composto da Guy Picciotto, dal chitarrista Eddie Janney, dal bassista Mike Fellows e dal batterista Brendan Canty. I Rites of Spring si discostavano dal hardcore punk e prevedevano testi personali e cantato urlato spesso a squarciagola. Non sappiamo se sia l’inizio di tutto, ma per noi è così.
Nel mentre a San Diego si sviluppava tutta una scena tra cui gli Heroin, forse i precursori di quello che è diventato lo screamo, che al tempo nacque anche come fortissimo atto politico nei confronti della svolta politica conservatrice Californiana. Questo brano di seguito è tra i nostri preferiti da tipo 15 anni, sentitelo.
Poi arrivarono gli anni 90, arrivò Seattle come città fondamentale per la musica mondiale e infatti i Sunny Day Real Estate, che oltre a proporsi come band midwest emo fino ad ora ancora non riconosciuto, diventa un caso nazionale. In sostanza sì, grazie anche a questa canzone, la seconda ondata emo diventa popolare e distribuito in tutto il mondo.
Ah, invece a Chiago sempre in quel periodo viveva per pochi anni sto gruppo qui, recuperatevi tutto di loro. Fondamentali a dir poco secondo noi, anche se sciolti molto molto molto molto presto.
Per molti il disco più influente di quella sottocultura però è quello degli Weezer, noi l’abbiamo bruciato per renderci liberi da tutto questo, quindi fate voi le considerazioni che preferite.
Ah e mentre esplodeva il pop punk con i gruppi famosi che andavano su mtv e onestamente ci hanno sempre fatto cacare, in Texas nasceva questo gruppo qui che portava avanti la bandiera di tutto e se ne fotteva di quelle dinamiche lì, dei colori dell’internet e della rete di alternativi. Ascoltare per credere.
Beh c’è da dire che tutto sommato qui però trovate la sintesi del genere. In questo gruppo, anche in questa canzone, ma in generale se non conoscete questo progetto musicale non inviateci più nessuno mail con la scritta emo-punk-rock. Proprio non vogliamo più ricevere e rispondere a nessuno, è una minaccia questa non una promessa.
Comunque ci sono una marea di altri dischi, progetti, protagonisti che non abbiamo menzionato ma sotto potete ascoltare tutto. Qualcosa sicuramente ci siamo dimenticati, ma voi non fateci caso, volevamo fare questo scritto solo per fornirvi gli strumenti necessari per capire che l’emo punk che tendono a vendervi ora, non è minimamente assimilabile a sta roba qui ma è proprio un genere diverso, un pinterest diverso, un instagram fatto bene diverso e tante altre cose, diverse. Ma non queste, amen.
SUONA ESATTAMENTE COSÌ, POI ANCHE NOI ABBIAMO MESSO QUALCHE SCELTA AZZARDATA, MA OGGI VA BENE.
Per concludere questo doveroso recap vi invitiamo a non andare nelle discoteche per sentire la musica dal vivo, perchè in fondo nelle discoteche non c’è la musica dal vivo ma un sistema che prende ciò che funziona, lo spreme e poi avanti il prossimo. Evitate quei luoghi e non solo, anche quelle serate dove suonano 44 gruppi che devono portare un certo numero di biglietti per poter esibirsi, insomma la solita truffa. State alla larga da tutti quelli che s’improvvisano esperti di sottoculture e raccontano delle cose solo perchè sono truccati bene. State alla larga dai progetti usa e getta, creati per consumare credibilità e poco altro. State alla larga anche da noi, che abbiamo ancora una marea di cose da fare e questa newsletter si chiama spam proprio perchè vuole rompere i coglioni. Ci sentiamo, come sempre scriveteci a @collettivohmcf che è poi il link instagram, mentre sotto c’è il pulsante per iscriversi a questa newsletter.